“Sosteniamo le nostre imprese: nuove misure per l’accesso al credito”
lunedì 13 febbraio – ore 18 – Tempio di Adriano
13 febbraio 2012 – L’economia reale, help per resistere e superare la crisi, case ha bisogno di decisioni che restituiscano alle PMI una durevole prospettiva di accesso al credito e certezza sugli incassi, sales soprattutto da parte della Pubblica Amministrazione, al fine di rendere possibile un minimo di programmazione degli investimenti.
Di questo si è parlato oggi a Roma nel corso del convegno “Sosteniamo le nostre imprese: nuove misure per l’accesso al credito” organizzato dalla Camera di Commercio di Roma in collaborazione con l’ANSPC, Unioncamere e la Camera di Commercio di Milano nella Sala del Tempio di Adriano.
Gli organizzatori del convegno hanno recentemente sottoscritto un appello congiunto a difesa e rilancio delle PMI italiane. In questo appello, si chiede al Governo italiano di adottare tutte le misure necessarie in sede europea per non penalizzare ulteriormente il canale del credito bancario ed evitare così possibili situazioni di credit crunch. Deve essere chiaro che nessuna ipotesi di uscita dalla recessione è immaginabile, senza una tempestiva riattivazione di flussi di finanziamento verso le PMI, che rappresentano, con il 98% di partecipazione, la spina dorsale del sistema produttivo.
“L’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito – afferma Ercole Pellicanò, Presidente ANSPC – in questa stagione dell’economia nazionale, sostiene decisamente la rivitalizzazione degli affidamenti alle PMI, attraverso strumenti che consentano, parimenti, per le banche, di contenere il rischio di credito. Tale processo può mettersi concretamente in moto attraverso un adeguato Fondo Centrale di Garanzia, accordi con Istituti, tipo Sace, per l’applicazione del reverse factoring, polizze di assicurazioni a copertura, l’accelerazione del pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, per passare dagli attuali 240 ai 60 giorni previsti dall’emendamento europeo del 2010, la moratoria ex lege, per chi non ne ha beneficiato in passato.
Un ulteriore passaggio importante – conclude Pellicanò – è “l’umanizzazione” del rating per evitare che, negli affidamenti, esso sia l’elemento sovrano, raccogliendo solo la valutazione del bilancio, del sistema, quella settoriale, quella del rapporto bancario, nonché la dimensione”.
“Di fronte al rischio di ulteriori e gravi restrizioni nell’accesso al credito per gli oltre sei milioni di piccole e medie imprese che tengono insieme questo Paese – afferma Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere – nessuno deve tirarsi indietro e, anzi, dobbiamo fare un passo avanti e far sentire la nostra voce. Come Istituzioni in cui si riconoscono tutte le organizzazioni della rappresentanza delle imprese, le Camere di commercio e in particolare Unioncamere sentono la responsabilità di esprimere tutta la loro preoccupazione per la situazione che si va delineando. In questo momento – conclude Dardanello – le scelte europee in materia di credito sono decisive per dare alle piccole e medie imprese l’ossigeno di cui hanno estremo bisogno. E’ un percorso non solo possibile, ma irrinunciabile”.
“Le aziende italiane – spiega Giancarlo Cremonesi, Presidente CCIAA di Roma – risentono, attualmente, di una gravissima mancanza di liquidità. Solo per le piccole e medie imprese romane servono subito 400-500 milioni di euro. Soldi indispensabili per coprire le esigenze di cassa immediate. Se non arrivano queste risorse, per l’economia della Capitale, che fino a oggi era riuscita a contenere meglio di altri territori i pesanti effetti della crisi, c’è il rischio di un declino rapido e inarrestabile.
Consapevoli della gravità della situazione chiediamo di rivisitare l’accordo di Basilea 3 e di consentire alle piccole e medie imprese di compensare, mediante l’annullamento degli obblighi fiscali, i crediti vantati verso la Pubblica amministrazione, ovvero – conclude Cremonesi – di ottenerne il rimborso sotto forma di titoli di Stato”.
“La domanda di finanziamenti – afferma Francesco Bettoni, Presidente Unioncamere Lombardia – soprattutto per gli investimenti, da parte delle imprese è in costante calo. La domanda che ci si pone è: sono le imprese sfiduciate che non chiedono finanziamento e ne chiedono meno o sono le banche che hanno chiuso i rubinetti? Probabilmente la verità sta nel mezzo. Nel frattempo bisogna preoccuparsi per fare arrivare ossigeno alle PMI perché, diversamente, scompaiono. Nel nostro Paese – conclude Bettoni – ci sono oltre sei milioni di PMI e non si può permettere che ciò accada”.
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